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Larsen C, Il mega-iceberg fotografato dai satelliti italiani

Dobbiamo ringraziare un grande investimento italiano, il sistema satellitare  di osservazione della Terra COSMO-SkyMed, se oggi possiamo ammirare Larsen C.

La sequenza di immagini è stato realizzata durante il progetto ISAC-CNR e gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) .

Le operazioni di studio sono iniziare l’8 luglio, giorno in cui si nota che la separazione del Larsen C non era ancora completata. Tuttavia solo quattro giorni dopo, il 13 luglio una nuova sequenza di immagini ha rilevato il formarsi di un iceberg di dimensioni gigantesche (circa 6.000 km2 con uno spessore di circa 200 metri e un peso di trilioni di tonnellate), paragonabile alla Regione Liguria.

Dai satelliti italiani la foto dell'iceberg staccatosi dalla piattaforma Larsen C

 

Come abbiamo trattato il giorno stesso dell’avvenimento, si tratta di uno dei più grandi iceberg mai registrati

In altre parole parliamo di un’isola di “acqua solida” di dimensioni equivalenti a circa un quarto della superficie del Galles o, per fare un paragone più vicino a noi, di quella della Liguria.

Inizialmente le immagini erano di un satellite americano lo aveva osservato mercoledì mentre navigava per una regione nota come la Larsen C Ice Shelf.

Tuttavia per gli scienziati non era una novità in quanto avevano seguito da tempo lo sviluppo di una grossa fessura nel ghiaccio di Larsen per più di un decennio. Una particolare partecipazione è arrivata dal contingente italiano.

L’iceberg, probabilmente chiamato A68, pesa più di un trilione di tonnellate. Il suo volume è due volte quello del Lago Erie, uno dei Grandi Laghi.

“C’è un rischio che Larsen C possa seguire l’esempio del suo prossimo, Larsen B, che si disintegrò nel 2002 in seguito a un simile evento  causato da fratture nel 1995″.

Questi avvenimenti ci fanno ricordare quanto fragile sia il nostro ecosistema planetario e quanto sia importante un impegno globale per preservarlo.

Tuttavia non possiamo dimenticare che le mutazioni climatiche non dipendono unicamente dall’uomo ma da decine di fattori che hanno agito per milioni di anni.

Fonte

© Matteo Incani – Riproduzione Riservata