HI-SEAS, la più lunga simulazione di habitat su Marte

HI-SEAS, la più lunga simulazione di habitat su Marte

Un astrobiologo, un pilota, un architetto, un giornalista, un fisico e uno scienziato del suolo. Questi i sei volontari che l’anno scorso si sono isolati nei pressi di un vulcano sterile delle Hawaii, vivendo in una cupola da 20 piedi, per simulare le condizioni di vita che si troverebbero attualmente su Marte. Qualche giorno fa sono rientrati dall’isolamento. Il progetto finanziato dalla NASA si chiama HI-SEAS (Hawaii Space Exploration Analog and Simulation) ed è stato utile per testare gli effetti di un isolamento in condizioni più o meno estreme durante una probabile missione umana su suolo marziano.



HI-SEAS sul vulcano Mauna Loa

Ma questa non è l’unica missione del genere (è infatti la terza), ma detiene comunque il primato di essere stata quella con un durata più lunga. Le due precedenti hanno avuto una durata rispettivamente di 4 mesi, per la prima ed 8 per la seconda. Il luogo scelto per la simulazione HI-SEAS è stato il vulcano Mauna Loa che, come si accennava in precedenza, è situato nelle Hawaii. Il terreno del vulcano ha una costituzione sterile, molto simile a quella rossa di Marte.

E-mail rallentate per comunicare

La missione HI-SEAS è stata resa appositamente complicata anche nelle comunicazioni: per comunicare con il mondo esterno i partecipanti hanno potuto utilizzare solo le e-mail, con ricezione e invio posticipate di 20 minuti, ad imitare il tempo necessario che impiegherebbero per arrivare dalla Terra a Marte e viceversa. Riguardo i viveri i partecipanti hanno dovuto portare nella cupola tutto lo stretto necessario, perché i rifornimenti di cibo sono stati effettuati ogni 4 mesi e quelli per l’acqua ogni 2. La missione HI-SEAS non è stata quindi una vacanza per l’equipaggio di volontari. Sono state effettuate anche diverse simulazioni di situazioni critiche e di emergenza: interruzioni di corrente, strumentazioni danneggiate ed evacuazioni forzate. Per i volontari è stato inoltre possibile uscire dalla cupola, solo indossando pesanti tute spaziali.

Troupe televisive per farne un documentario

Appena l’equipaggio ha terminato la missione, si è subito ritrovato di fronte una troupe cinematografica, incaricata di registrare un documentario dal titolo “Red Heaven” diretto dalle registe Lauren DeFelippo e Katherine Gorringe. L’obiettivo del film è quello di fornire un “aspetto crudo e reale delle condizioni di vita che potrebbero realmente presentarsi su Marte”. Le registe erano presenti anche poco prima dell’ingresso dell’equipaggio nella cupola. Hanno fatto qualche intervista esclusiva, registrando qualche immagine in anteprima all’interno degli ambienti che hanno ospitato la missione di isolamento. La troupe ha poi fornito agli scienziati alcune telecamere e macchine fotografiche, in maniera tale da far filmare la missione in prima linea. Ora il documentario continuerà con interviste ed immagini che racconteranno il ritorno alla normalità da parte di ogni membro dell’equipaggio. La data di uscita è prevista per il 2018, vista la grande mole di lavoro che vedrà l’elaborazione di centinaia di ore di filmati.

La NASA invierà umani su Marte entro il 2030

Ritornando invece alla NASA, ora i ricercatori avvieranno uno scrupoloso lavoro di analisi e messa a confronto dei dati rilevati nelle tre missioni di simulazione HI-SEAS, mettendo a fuoco soprattutto gli effetti psicologici derivanti dall’isolamento dei membri dell’equipaggio. Sono previste tuttavia altre due missioni nella cupola “marziana” a partire da gennaio 2017. L’obiettivo della NASA è quello di inviare esseri umani su Marte entro il 2030. Speriamo che le missioni sui vulcani delle Hawaii diano davvero dati così simili all’atmosfera del pianeta rosso!
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